Oggi ho avuto la fortuna di incontrare Tōru Iwatani, il creatore del videogioco PAC MAN.
Sicuramente se non tra 5, magari tra 10 o forse tra 20 anni, Pac Man insieme ad una selezione di suoi illustri colleghi, sarà citato nei libri di storia.
Non libri di storia dell’informatica, non storia del videogioco, ma “Storia” con al “S” maiuscola, quella che si studia a scuola, un argomento come l’impero romano, la rivoluzione francese o la prima guerra mondiale.
Dite che sto esagerando? PAC MAN arriva nel 1980, l’anno della consacrazione del videogioco come nuova forma di intrattenimento, il boom iniziato da Pong e consolidato con Space Invaders trova con PAC MAN la sua definitiva espressione. Il videogioco diventa trans-mediatico. Il personaggio esce dal canone del videogioco precostituito e diventa “icona POP”. Pac Man diventa personaggio di fumetti, di cartoni animati, oggettistica… e tutto questo accade per la prima volta nella storia.
PAC MAN avvicina al videogioco un pubblico eterogeneo, trasversale. Età e sesso non sono più prerogative univoche del videogioco, non solo adolescenti maschi ma anche giovani bambine e uomini adulti.
Da PAC MAN in poi il videogioco diventa qualcosa di diverso, qualcosa che entra nella cultura popolare per non lasciarla mai più.
Se il cinema è la settima arte, il videogioco è l’ottava, e forse l’ultima, arte e PAC MAN è il suo profeta.
Prima pubblicazione su:
SPECIALE PAC-MAN 35° ANNIVERSARIO
pubblicato da Retroedicola Videoludica